#settimanapolitica2M

Il 2020 continua ad essere un anno molto “inquieto”, dal punto di vista della politica internazionale. E dal punto di vista della politica nazionale risulta essere un anno in bilico tra possibili sconvolgimenti che potrebbero portare ad uno “shutdown” veloce verso le elezioni generali o invece confermare l’andamento blando di questa legislatura fino al 2023. […]

#settimanapolitica2M

Il 2020 continua ad essere un anno molto “inquieto”, dal punto di vista della politica internazionale. E dal punto di vista della politica nazionale risulta essere un anno in bilico tra possibili sconvolgimenti che potrebbero portare ad uno “shutdown” veloce verso le elezioni generali o invece confermare l’andamento blando di questa legislatura fino al 2023. […]

Il 2020 continua ad essere un anno molto “inquieto”, dal punto di vista della politica internazionale. E dal punto di vista della politica nazionale risulta essere un anno in bilico tra possibili sconvolgimenti che potrebbero portare ad uno “shutdown” veloce verso le elezioni generali o invece confermare l’andamento blando di questa legislatura fino al 2023.

Si è chiusa nella giornata di domenica 19 gennaio, la tanto attesa Conferenza di Berlino. Il meeting tra tutti i Capi di governo e organizzazioni internazionali interessate alla fine dei combattimenti militari tra le due fazioni che si contrappongono in Libia, ( Al Serraj contro Haftar). La Cancelleria tedesca Angela Merkel, padrona di casa, ha sintetizzato l’esito della lunga giornata di incontri, con il risultato finale: “devono terminare le interferenze di soggetti esteri; la tregua reggerà”.

Il governo di Roma, ha partecipato con una delegazione molto di “peso”: Il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio. Ma tale peso non è stato forse percepito abbastanza dagli altri “commensali” al tavolo delle trattative. Ma alla delegazione italiana poco importa. Per il Premier italiano “è stata una giornata soddisfacente, perché sono stati fatti passi avanti”.

Ma non solo di Libia vive la dialettica della politica mondiale. Un altro tipo di “tregua” è stato firmato a Washington, tra gli Usa e la Cina. Qui si parla però di “guerra commerciale”. Il Presidente Trump e il vice- Primo ministro Cinese hanno firmato quella che è stata definita la “Fase 1” della negoziazione tra le due superpotenze, al fine di attenuare la politica di dazi avviata dalla Presidenza americana.  A vedere le foto della cerimonia a sorridere è stato solo Trump, mentre la delegazione cinese è stata alquanto algida. E in effetti la “promozione” a livello comunicativo di tale ratifica è solo americana, mentre a Pechino non è stata poi così valorizzata.

Nel nostro Paese, la questione riguardante l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, per un abuso dei suoi poteri da ministro degli interni nell’ambito della vicenda della nave “Gregoretti”, calendarizzata per l’inizio di questa settimana, rischia di essere oramai svuotata di significato. il leader leghista ha chiesto di essere processato e quindi ha chiesto alle forze di centrodestra di votare insieme a quelle di maggioranza per essere messo subito sotto processo.  Questo tipo di atteggiamento pare avere un senso, secondo alcuni osservatori politici, prettamente opportunistico. Domenica 26 gennaio si vota per le elezioni regionali in Emilia-Romagna e la candidata alla Presidenza del partito di Salvini, la Borgonzoni potrebbe giovarsi di una sorta di “martirizzazione” del suo leader nazionale.

Salvini invece non riesce a mettere a segno uno degli obiettivi importanti che si era prefisso per questo inizio anno: il via libera da parte della Corte Costituzionale al quesito referendario proposto dal suo movimento, per la abrogazione della quota proporzionale  nella attuale legge elettorale. La Consulta, nella prima decisione a guida Cartabia ha bocciato il quesito perché non è autoapplicativo e troppo manipolativo.

Le reazioni politiche sono state ovviamente, nell’ ambito del centrodestra molto negative, ma si deve notare che Forza Italia, rispetto alla Lega ha deciso di ritagliarsi un ruolo di mediazione, chiedendo l’ideazione di una proposta di riforma elettorale unitaria del centrodestra.

Va avanti infine la discussione tra Governo e Sindacati per l’inserimento in busta paga per coloro che non erano compresi nel bonus 80 euro Renzi, di una quota di quasi 100 euro in più, che andrebbe a toccare i redditi tra i 25000 e i 35000 annuali.Tutto questo dovrebbe essere il prologo di una rimodulazione delle aliquote Irpef a vantaggio dei ceti medi. Ma al momento stiamo ancora nella fase di elaborazione.

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