La settimana politica appena trascorsa conferma la tendenza di questo 2020. Un anno decisamente “straordinario”, nel senso tipico della parola, “fuori dalla ordinarietà”.
Venerdì 31 gennaio alle ore 23.00, il Regno Unito è ufficialmente uscito dalla Unione Europea. Boris Johnson, primo ministro britannico ha rivolto un discorso alla nazione a reti unificate per dare un messaggio “equilibrato” sulla Brexit. Ora però rimane da comprendere quanto questo equilibrio si trasporterà nello spirito dei negoziati del “dopo” con l’Unione Europea che, accordi alla mano, dovrebbero terminare entro la fine dell’anno, pena una “Hard Brexit”.
Il destino dell’Unione Europea ora è nelle mani dell’Unione Europea stessa. Gestire al meglio i prossimi passi , cercando di capire quali errori vadano evitati ora per evitare che l’uscita dei britannici diventi un “precedente” di successo, sarà la cosa più importante da fare dalle istituzioni comunitarie e dai governi nazionali.
Sarà importante saper gestire i rapporti con la Gran Bretagna da parte di Bruxelles e dintorni, per evitare che una uscita dolorosa diventi una lacerazione totale nel tessuto del concetto che definiamo “Europa”.
Il saluto degli eurodeputati continentali ai loro oramai ex colleghi britannici con la esecuzione del “Valzer delle candele” sarà sicuramente l’immagine simbolo di questa ultima fase di questa Brexit. Esso rappresenta un pò tutta la vicenda che si è respirata negli ultimi tre anni e mezzo.
Non si può non includere nel panorama della Settimana Politica appena trascorsa, l’evoluzione della vicenda dell’epidemia influenzale denominata “CoronaVirus”. Un infezione che è partita dalla CIna interna che di fatto però ha superato i confini della Cina stessa e che ha comportato da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la dichiarazione di “emergenza globale”. Una emergenza che sta influendo sull’andamento del PIL cinese e che ha comportato di fatto, la chiusura dei voli da e per la Cina dei principali Paesi del blocco occidentale.
Una emergenza che il governo italiano guidato dal Premier Giuseppe Conte ha preferito affrontare con una politica finora bipartisan e collegiale tra maggioranza e opposizione, che però finora ha prodotto solo la “quarantena” per coloro che sono tornati da Wuhan presso il centro sportivo militare della Cecchgnola, dentro Roma.
Non si può non dimenticare come in Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, presidente della regione uscente, sia stato riconfermato domenica 26 gennaio 2019 con una maggioranza schiacciante del 51%. Il democratico ha avuto dalla sua il coraggio di fare una campagna elettorale prettamente impropriata sui problemi e sui risultati positivi della sua terra, senza farsi trascinare nel virtuale “ring” messo in piedi dalla macchina elettorale leghista.
La vittoria di Bonaccini, non riesce però a fare passare in secondo piano, la necessità da parte delle forze politiche sostengono il Conte II di procedere alla tanto famosa “verifica”. Al momento è “Italia Viva” di Matteo Renzi a prendersi lo spazio mediatico, anche grazie allo svolgimento del 1 e 2 febbraio dell’Assemblea Nazionale, che è servito a rinfocolare ( se mai ve ne fosse stato il bisogno), ancora una volta l’opposizione chiara del movimento liberale verso la riforma della Prescrizione del ministro del M5S, Alfonso Bonafede.
Ultima annotazione: è stata fissata in Consiglio dei Ministri,, la data per lo svolgimento del referendum costituzionale, che dovrà confermare o meno l’impianto del Movimento Cinque Stelle sul tema, ovvero una parallela riduzione dei parlamentari sia di Montecitorio che di Palazzo Madama.Sarà il 29 marzo, data non troppo lontana, a dire il vero.