La Ue aumenta i fondi sul digitale

La Commissione Europea rilancia sul digitale aumentando impegno di spesa e avviando una consultazione pubblica per un nuovo quadro normativo del settore.

La Ue aumenta i fondi sul digitale

La Commissione Europea rilancia sul digitale aumentando impegno di spesa e avviando una consultazione pubblica per un nuovo quadro normativo del settore.

La Commissione Ue  punta a stanziare, nel prossimo bilancio 2021-27, 1,5 miliardi di euro in più rispetto a quanto previsto dal Consiglio europeo di febbraio, in considerazione del ruolo centrale della “digital transformation per la prosperità e la resilienza del continente”. Non si può non evidenziare che tale ambizioso impegno finanziario sia anche diretta conseguenza dei mesi di “lockdown” in più o meno tutti i Paesi dell’Unione e della necessità di avere una funzionalità sia della rete digitale che degli strumenti e le piattaforme che girano su di essa.

Andando nei particolari , nel corso dei 7 anni verranno assegnati 2,4 miliardi al supercalcolo, 2,2 miliardi all’intelligenza artificiale, 1,8 miliardi alla sicurezza informatica, 600 milioni alle competenze digitali avanzate e 1,2 miliardi alla diffusione di tecnologie digitali con particolare riguardo a Sanità, Pmi, Pubblica amministrazione.

Il “Digital Europe Programme” è lo sviluppo delle capacità digitali strategiche dell’Ue e la fornitura di risorse per il dispiegamento delle tecnologie digitali a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. Gli investimenti vengono intesi  come leve strategiche per garantire la più ampia adozione di strumenti di capacità digitale nell’assetto economico e sociale così da rafforzare la competitività europea e la transizione green verso la neutralità climatica entro il 2050.

Complementare a questo tipo di scelta di Bruxelles vi è anche l’avvio di una consultazione pubblica sulla legge sui servizi digitali da parte della Commissione Europea finalizzata a ottenere pareri, prove e date provenienti dai privati , imprese, piattaforme on line, rappresentanti del mondo accademico, società civile per arrivare alla redazione di un codice normativo degno di questo nome per i servizi digitali.

Il quadro normativo esistente per i servizi digitali risale a vent’anni fa: ha contribuito sì alla crescita dei servizi digitali europei ma non è adatto ad affrontare le molte ed urgenti questioni attuali sul ruolo e sulla responsabilità delle piattaforme online, specialmente quelle più grandi.

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