#settimanacoronavirus2M

politica e coronavirus nella settimana politica appena terminata

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politica e coronavirus nella settimana politica appena terminata

Dopo il virus denominato “covid19”, gli Stati Uniti sono stati colpiti dagli strascichi di un virus “dell’anima” forse anche più pericoloso per la stabilità democratica del Paese: quello del razzismo. La morte, a seguito di un fermo di polizia a Minneapolis, del cittadino afro-americano George Floyd, ha scatenato quelle tensioni latenti tra l’anima “black”degli Usa e le forze dell’ordine di carattere statuale specie negli Stati del Sud, che non nascono di certo oggi ma che hanno una storia secolare e che sono lo specchio della difficile tensione che lo Stato che è la patria della Democrazia ha sul tema della parita di diritti e doveri reali tra chi nasce “wasp” e chi no.

La situazione è stata poi resa paradossale dall’approccio non moderato del Presidente degli Stati Uniti in carica, Donald J.Trump, che di fronte alle proteste sorte per questa morte, invece di ispirarsi allo spirito di concordia e di ricucitura dei rapporti tra le varie anime degli States, che per esempio, adottò 28 anni fa, Il suo predecessore George Herbert Bush,quando scoppiarono le rivolte a Los Angeles, dopo il pestaggio del taxista afro-americano Rodney King da parte di una pattuglia di polizia ( discorso alla nazione in tv per scusarsi dell’accaduto e invito alla Casa Bianca dei maggiori esponenti della comunità afro-americana) ha deciso di polarizzare lo scontro in termini elettorali,cercando di inviare le forze armate nelle strade contro i movimenti di protesta, ma venendo di fatto “bloccato” dai veti del suo ministro per la Difesa Mark Esper.

Queste due settimane hanno visto oltre a manifestazioni pacifiche anche fenomeni di vera e propria ribellione urbana che ovviamente hanno prodotto considerevoli danni e anche morti e feriti ed è su quest’ultimo aspetto che la linea di Trump si è “ancorata” per lanciare lo slogan “LAW & ORDER”, attraverso i social network e cercare di unire intorno a sè il suo elettorato conservatore in vista delle elezioni presidenziali del 3 novembre.

In più il Capo della Casa Bianca aveva la necessità di dirottare l’attenzione sui dati della mortalità da Coronavirus, sempre in crescita, anche a causa delle sue mancate scelte ad inizio epidemia che poi si sono replicate nella sua linea attuale di fermare il lockdown senza prendere sul serio le considerazioni dal suo Staff di carattere scientifico.

Il suo sfidante democratico Joe Biden, nel frattempo è uscito  dal suo isolamento “covid19” per recarsi ad una cerimonia in memoria di Floyd e per rimarcare, se mai ve ne fosse bisogno, la forte connessione con l’elettorato afro-americano e più in generale per evidenziare che la sua eventuale ascesa all’Ufficio Ovale sarebbe la maggiore garanzia per un futuro degli Stati Uniti più legato ai diritti civili e meno ad uno stile semiautoritario come sembra essere quello del Presidente in carica.

Nel panorama politico italiano la settimana è stata caratterizzata sia dall’ostruzionismo nelle aule parlamentari che ad una certa aggressività nelle piazze dei partiti del centrodestra sovranista di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, mentre Forza Italia di Silvio Berlusconi è sembrata “smarcarsi” con la richiesta di una apertura al governo in carica per affrontare insieme le questioni economiche che sono legate all’arrivo di fondi dall’Unione Europea.

Giuseppe Conte assapora invece la sensazione di avere un forte consenso nel corpo elettorale, anche sulla base dei sondaggi di Youtrend, che lo danno ad un potenziale 14% con un suo ipotetico partito personale. Questo sondaggio ha messo in fibrillazione sia l’iniziale partito di appartenenza del premier pugliese, il Movimento Cinque Stelle, che inizia a cercare di “distinguersi” anche dal suo uomo a Palazzo Chigi sia il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti, che però in questa fase sembra essere più influenzato dalle parole e dagli atteggiamenti del capodelegazione al Governo Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali.

Matteo Renzi, leader di “Italia Viva” e già segretario del Partito Democratico dal 2013 al 2018, invece approfitta della uscita del suo nuovo libro “La Mossa del Cavallo” per evidenziare la sua linea politica e anche la sua antiteticità sia al Movimento Cinque Stelle ( con il quale però attualmente governa insieme) che dalla Lega di Matteo Salvini. In più, “Italia Viva” scenderà in campo nell’agone elettorale  nelle prossime elezioni regionali di autunno nelle sei regioni al voto. Questa partecipazione alla competizione politica legata al voto, permetterà al partito di Renzi di pesarsi e far pesare realmente il proprio appoggio alla coalizione giallorossa che guida il Paese.

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